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Alla scoperta del MANHATTAN COCKTAIL, tra miti e leggende

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Alla scoperta del Manhattan cocktail!

Le origini di questo drink sono avvolte nel mistero, le teorie sono controverse e non ci sono certezze. Tranne che fu inventato a New York!

Sono anni ormai che faccio ricerche e mi informo su testi che trattano questo drink.

Ho scoperto così che nel 1873, sul Galveston Daily News esce un piccolo articolo nel quale si dice: “Il New York Club ha un cocktail fatto con il miglior brandy e diversi tipi di bitter che sono sempre shakerati con ghiaccio, non mescolati. L’Amaranth Club ha un cocktail fatto con seltzer, e il Manhattan Club ne ha inventato un altro”. In questo pezzo non si cita ancora il nome del Manhattan Cocktail ma non ci sono neanche prove al contrario.

Le prime tracce potrebbero risalire addirittura al 1860: infatti William Mulhall nel suo “Valentine’s Manual” del 1923 fa riferimento ad un certo Sig. Black, proprietario di un club a Broadway, che intorno agli anni ’60 avrebbe inventato il Manhattan. Non si hanno certezze che confermano questa ipotesi, anche se è attestata l’esistenza di un certo William Black che intorno a quel periodo era proprietario di un locale, in una strada che però non combacia con quella indicata nel libro.

Prove più significative invece sono quelle che ne vogliono l’origine connessa al Manhattan Club di NYC. In un’intervista su un giornale locale uscita nel 1889 (quindi molto prima del libro di W. Mulhall) un barman di Boston, affermò che la paternità del cocktail è da riconoscere al Manhattan Club. Questa teoria venne successivamente assecondata dal NY Times, che nel 1902 fece uscire un articolo dove rimarcava questa storia.

Uno dei racconti “leggenda” che è entrata nel mito, vede protagonista Jennie Jerome, madre di Winston Churchill, la quale durante un banchetto in onore del governatore Samuel J. Tilden offrì a i suoi ospiti una miscela fatta di vermouth, whisky e bitter. Ricerche storiche screditano questa ipotesi e provano che si tratta di una semplice leggenda in quanto la signora Churchill, al tempo dei fatti narrati, si trovava nell’Oxford Shire pronta a dare alla luce il piccolo Winston.

È il 5 settembre del 1882 quando il Manhattan appare per la prima volta su carta. In un articolo del “Democrat” di New York riguardante nuove idee e nuove combinazioni emergenti in quel periodo, si citava una miscela creata poco tempo prima che stava divenendo di “gran moda”. Il mix era composto da whiskey, vermout e bitter ma il nome era incerto: c’era chi lo chiamava Manhattan Cocktail, chi Turf Club Cocktail e chi infine Jockey Club Cocktail.

Le prime due ricette del Manhattan pubblicate su un libro risalgono al 1884, nel “The Modern Bartenders’ Guide” di O.H. Byron’s 1884. Erano: Manhattan Cocktail, No. 1, (A small wine-glass.), 1 pony French vermouth, 1/2 pony whisky, 3 or 4 dashes Angostura bitters, 3 dashes gum syrup. Manhattan Cocktail, No. 2, 2 dashes Curacoa, 2 dashes Angostura bitters, 1/2 wine-glass whisky, 1/2 wine-glass Italian vermouth. Fine ice; stir well and strain into a cocktail glass”.

Molti fanno riferimento alla ricetta pubblicata nel libro di Harry Johnson “Bartender’s Manual of How to Mix Drinks” del 1882 e 1884, ma non sono stati mai trovati riscontri in merito.

MANHATTAN ccocktail

ricetta IBA

Pre dinner

  • 5 cl Rye whiskey o Canadian whisky
  • 2 cl Red vermouth
  • 2 Dashes  angostura bitters

Method: stir & strain

Pour all the ingredients into the mixing glass filled with ice stir and strain into chilled cocktail glass. Garnish by spritzing lemon zest over the drink, then drop a maraschino cherry in.

 

La ricetta del twist del Manhattan

ALMANATTO

  • 5 cl Rittenhouse Rye Whiskey 100 proof (50% Alc. Vol.)
  • 2 cl Vino della Sibilla (vino piemontese infuso a freddo con Artemisia, bucce disidratate di arancia amara, bacche di pioppo, anice stellato, corteccia di cassia e sciroppo di zucchero)
  • 1 tsp di liquore di genziana
  • Bicchiere: Coppetta in ceramica
  • Tecnica: Stir & strain

Guarnizione: tappo di sughero imbevuto in angostura bitter

Mescolare gli ingredienti nel mixing glass con ghiaccio a cubi, servire nella coppetta ben fredda, guarnendo con tappo di sughero imbevuto in angostura bitter (da tuffare nel drink per aumentarne la speziatura, facoltativo).

Leggi anche l’articolo su Mixer Planet 

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